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La via Francesco Mormina Penna di Scicli viene considerata perla del barocco, per i suoi palazzi e le sue chiese settecentesche. La fine di questa è sigillata da un ulteriore tesoro: la chiesa di Santa Teresa D’Avila. La sua facciata semplice, ma affascinante, nasconde gelosamente la sua ricchezza. Il visitatore, entrando, rimane sorpreso e quasi ammaliato dal fascino interiore, dall’eccessiva decorazione. Ma non è tutto. Infatti oggi, all’interno della chiesa, è possibile ammirare degli affreschi la cui unicità è poco conosciuta. Questi provengono da due differenti complessi conventuali: quello dei Padri francescani del Terzo Ordine, oggi conosciuto come complesso della Madonna della Croce, e quello dei Padri Cappuccini, oggi Villa Penna.

Il primo ciclo di affreschi, esposto al centro dell’unica navata della chiesa, è perlopiù attribuibile al XVI secolo, testimonianza importante poiché precedente al terremoto del 1693. Proviene dall’oratorio della Madonna di Sion, primo edificio di culto sull’attuale colle della Croce. Di questi affreschi solo due erano situati all’interno della chiesa di Santa Maria della Croce. Suggestive sono le raffigurazioni di Maria, come dimostra l’affresco della Madonna della Catena dal volto tipicamente siciliano, protettrice delle partorienti, per via della catena, simbolo dell’unione tra madre e figlio.

Madonna della Catena

Un unicum invece è rappresentato da un affresco raffigurante una serie di ex voto, con la spiegazione, sottostante ogni miracolo, scritta in volgare siciliano del XVI secolo. Testimonianza non solo della vita quotidiana dell’epoca, ma anche immagine fondamentale dell’oratorio della Madonna di Sion nel secolo in questione. Tra questi si parla di uno straniero, citato come frusteri, morso da un cane idrofobo e guarito dall’intervento di Maria o anche di una donna colpita da una gradissima infirmitati, ovvero da una grave malattia e anche lei guarita per intercessione di Maria.

Di grande bellezza infine sono gli affreschi raffiguranti la Messa di papa Gregorio dove è possibile vivere tutta la passione di Cristo tramite immagini. Si potrebbe quasi definire il primo “cartone animato” della storia, perché nella parte superiore dell’affresco, tramite simboli, viene raffigurata la Passione, mentre nella parte inferiore vi è proprio Papa Gregorio. Sul lato destro è anche possibile scorgere ancora una tunica con un bastone. Quest’ultima figura potrebbe essere Beato Guglielmo, patrono della città di Scicli.

Una sinopia di un’annunciazione, ovvero un disegno preparatorio, da la possibilità di tornare veramente indietro nel tempo e ammirare ancora, non solo la bravura di questi artisti, ma anche la tecnica utilizzata per la realizzazione di queste opere d’arte.

Sinopia di annunciazione

La tecnica, con i quali questi affreschi sono stati “strappati” dalle pareti originarie è quella dello strappo. Tecnica che ha permesso la conservazione, data l’impossibilità di questa nel loro luogo natìo.

Gli affreschi settecenteschi del convento dei Padri Cappuccini, invece, si sono conservati in maniera peggiore, rispetto a quelli, più antichi, del complesso della Croce, ma non per questo meno affascinanti. Molti raffigurano uomini di Chiesa, come frati o vescovi.

Affreschi settecenteschi del convento dei Padri Cappuccini

Tra quest’ultimi, inoltre, vi è una splendida raffigurazione della seconda Patrona della città: la Madonna delle Milizie, sul suo cavallo bianco, pronta a difendere il popolo sciclitano nella celebre battaglia avvenuta, secondo la leggenda, nel 1091, tra Arabi e Normanni.

Raffigurazione della Madonna delle Milizie

Paola Dantoni

Ottobre 23, 2021
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